Come gestire l’impresa nel 2014?

impresaPer sapere come gestire la propria impresa nel 2014 occorre conoscerne i punti di forza e di debolezza per condurla verso obiettivi di miglioramento.

Le analisi più autorevoli e, soprattutto, indipendenti da compagini politiche e centri di potere, convergono nel ritenere che i “timidi segnali di ripresa” che effettivamente vengono riscontrati negli ultimi mesi 2013 ed apparentemente confermati ad inizio 2014 non saranno sufficienti a recuperare il terreno perso da gran parte delle PMI italiane nell’anno corrente. Gli indicatori medi che rilevano una piccola crescita, o almeno una non-decrescita, di alcuni comparti aziendali italiani, sono prevalentemente alimentati dall’export. Infatti in Europa ed in molti paesi del Mondo la produzione industriale è comunque in crescita, dunque la crisi economica è mondiale, ma l’Italia sta decisamente peggio fra i Paesi più sviluppati. Le previsioni per il 2014 indicano una crescita del PIL nell’eurozona dell’1,3%, negli USA del 3,1%, mentre in Italia si discute su uno zero virgolla.
La crescente disoccupazione (maggiore anch’essa rispetto a molti Paesi UE ed agli Stati Uniti), persino attenuata dagli ammortizzatori sociali (finché dispongono di fondi, comunque sottratti ad altre esigenze prioritarie), potrebbe essere ridotta solo con la creazione di nuove imprese, ma pochi potenziali imprenditori vogliono investire oggi in attività dal futuro incerto e gli istituti di credito non agevolano tali prospettive.
Preso atto che una chiara ripresa nazionale si può ottenere solo attraverso una ristrutturazione dell’intero “Sistema”, che coinvolge soprattutto le Istituzioni ed il modo di pensare le cose di tutti i cittadini italiani, per risolvere i veri problemi dell’economia nazionale (carenza di infrastrutture, costo del lavoro elevato, costi dell’energia, ritardi dei pagamenti della P.A., lentezza ed incertezza del sistema giudiziario, inefficienza della P.A., corruzione, concussione, evasione fiscale, criminalità organizzata, ecc.), è necessario che le imprese cerchino di essere più competitive nel mercato globale, se vogliono sopravvivere.
Oggi la politica di molte aziende in crisi economico-finanziaria si sta orientando ad un indiscriminato taglio di tutti costi, ma solo tagliando i costi, inevitabilmente, si peggiorano le performance in termini di efficacia e spesso anche di efficienza. Invece per essere più competitivi occorre migliorare prodotti e servizi e ridurre i costi globali nel lungo periodo, ovvero migliorare i processi, primari e secondari.
Oggi “fare le cose meglio” e con minori costi è possibile solo attraverso l’innovazione e la qualità dei prodotti e dei processi.
Un altro cambiamento di mentalità è necessario per far riprendere i consumi: riportare il manufacturing in Italia. Produrre beni o componenti in Paesi dal costo del lavoro eccessivamente basso riduce le opportunità di lavoro ad altre aziende italiane, crea disoccupazione e riduce i redditi pro-capite, quindi riduce i consumi degli stessi prodotti, realizzati in Paesi che spesso non offrono adeguate garanzie di qualità e sicurezza del prodotto. Per invertire questa tendenza occorre però una maggiore responsabilità sociale delle imprese italiane, una nuova mentalità “etica” che fa del rispetto delle regole un must imprescindibile e scontato.

Allora il check-up dell’impresa può costituire un utile strumento per scoprire i possibili miglioramenti dei processi. Attraverso un’analisi a 360 gradi di tutta l’azienda e l’impiego di strumenti di miglioramento consolidati è possibile, infatti, portare l’azienda al miglioramento della propria competitività sul mercato attraverso innovazione e qualità di prodotti e processi al fine di combattere le principali cause di inefficienza e di scarsa competitività nella piccola e media impresa italiana, ovvero:

  • assenza di una pianificazione strategica di medio-lungo periodo;
  • poca innovazione tecnologica dei processi;
  • carenze nella formazione del personale relativamente a competenze informatiche e conoscenza dei processi;
  • organici sottodimensionati per gestire in modo efficiente tutti i processi aziendali;
  • qualità del prodotto non sempre sotto controllo;
  • attività di marketing e comunicazione obsoleti;
  • informazioni e dati economici imprecisi e tardivi;
  • sottovalutazione dei rischi, compresi quelli legati alla compliance normativa;

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