Ormai la Brexit, ovvero l’uscita della Gran Bretagna dalla UE, è ormai fatto certo, anche se i tempi non saranno immediati. Analizziamo, dunque, quali potranno essere gli effetti di questo avvenimento, oserei dire storico, sull’industria italiana che intrattiene rapporti commerciali diretti o indiretti con l’industria britannica.
In particolare, numerose imprese italiane hanno acquisito, soprattutto negli ultimi anni, alcuni clienti del Regno Unito, magari grazie ai prezzi particolarmente competitivi, grazie al cambio favorevole per la Sterlina nei confronti dell’Euro.
Ora, però, la Gran Bretagna sta per uscire dall’Unione Europea e si paventano nuovi ostacoli al commercio fra Europa dell’Unione e Regno Unito. Al momento non ci è dato sapere quali e quanti nuovi problemi sorgeranno negli scambi commerciali con la Gran Bretagna, in quanto le regole sono da riscrivere e ciò porterà via un po’ di tempo.
Di certo c’è il consistente calo della quotazione della Sterlina Britannica nei confronti dell’Euro e ciò se da un lato favorisce il turismo e in generale i viaggi ed i soggiorni di lavoro verso la Gran Bretagna, dall’altro rende meno competitivi i prodotti italiani nei confronti dell’industria britannica. L’effetto si potrà avere non solo per clienti diretti inglesi, ma anche per la fornitura di prodotti a clienti che, a loro volta, forniscono imprese britanniche.
Perdere un 10% nel prezzo percepito dal cliente per un prodotto o per una commessa non è cosa di poco conto! Il cliente potrebbe rivalutare fornitori britannici a discapito dell’attuale fornitore italiano.
Per questo, al fine di non perdere il cliente, occorre che le imprese italiane che riforniscono – direttamente o indirettamente – clienti inglesi cerchino di mantenere la propria competitività non abbassando i prezzi per sopperire alla diminuzione di valore della Sterlina, ma puntando su qualità del prodotto e del servizio, oltre che sull’organizzazione interna, cercando di rendere i propri processi più efficienti. Questo potrebbe essere ottenuto introducendo innovazioni nel processo produttivo, nella progettazione (ove presente) e nei processi di supporto, attraverso il miglioramento delle competenze del personale ed il ricorso a sistemi informativi più moderni e performanti, e perché no, ricorrendo anche ad innovazioni tecnologiche che rientrano nella sfera della cosiddetta “Industry 4.0”.
Ottenere la certificazione ISO 9001 per chi non la possiede oppure migrare il sistema qualità alla ISO 9001:20015 sfruttando le opportunità di miglioramento fornite dalla nuova norma, o magari – per chi opera nel settore automotive – cercare di ottenere la certificazione ISO/TS 16949: queste sono alcune strade da percorrere per cercare di essere più competitivi ed apparire “più forti” nei confronti del cliente britannico che ha fatto della qualità il suo modus operandi ormai da decenni. E se per caso volesse venirci a visitare per fare un audit fornitore (si veda anche l’articolo “Il cliente straniero viene a fare un audit: che fare?”) potremmo mostrare le capacità, l’organizzazione e l’affidabilità della nostra azienda.